In scena al teatro Porta Portese dal 13 al 16 dicembre abbiamo “Tabù”, commedia brillante di Alessandro Bonanni per la regia di Giovanni de Anna, regista giovanissimo e talentuoso, e l’aiuto regia Claudia Maria Loiacono. Cinque sono le attrici protagoniste: Chiara David che interpreta Ginevra, Giulia Di Turi che interpreta Marilù, Lorenza Giacometti che interpreta Alice, Lorenza Sacchetto che interpreta Sofia e Noemi Sferlazza che interpreta Viola.
Cinque ragazze, in occasione del compleanno di una loro amica Michela, si riuniscono in una ludoteca, sono diverse l’una dall’altra, rappresentando in toto la donna nella sua unicità. In questi personaggi più che normali (qualsiasi donna vi si può riconoscere), abbiamo Ginevra, l’avventuriera, Viola, la libertina, Sofia, la romantica, Alice, la lavoratrice con problemi sentimentali, e Marilù, l’amica leale. Cinque persone diverse con cinque storie diverse che usano come passatempo il gioco del Tabù e ad ogni incontro un tabù sulle loro vite viene svelato. Tutto si gioca sulla relazione che intercorre tra loro, opera teatrale al femminile dunque laddove anche le musiche dal vivo sono della cantautrice Serena Allegrucci.
Le cinque donne si incontrano spesso, riscoprendo nel rivedersi da grandi tutta la gioia e il divertimento, ma si liberano anche da tutte le difficoltà e dai dolori che accompagnano le loro vite, ed hanno una gran nostalgia di quando bambine si riunivano per giocare assieme. Nell’era di Whatsapp e messaggini, si riscopre il desiderio di una comunicazione più sincera. I messaggini non potranno mai sostituire il calore e la spontaneità di un gesto affettuoso o di un abbraccio, anche a costo di dire la verità, una verità che ferisce, ma che migliora i rapporti umani.
Si tratta di una commedia brillante, però i momenti di profonda riflessione non mancano, come se lo spettacolo avesse due facce. Una è di natura comica dove le attrici sono bravissime, difatti c’è un grande affiatamento tra le ragazze come se si conoscessero da sempre. Poi l’altra del dramma esistenziale, il dramma esistenziale di queste donne che affrontano se stesse svelando i loro tabù. Il gioco è un escamotage per prendersi un po’ in giro, ma alla fine questi momenti di comicità nascondono le loro reali esistenze ed i loro mancati chiarimenti nel loro rapporto d’amicizia. Questo rapporto di amicizia dal passato superficiale si svela nella commedia “passo passo”, incontro dopo incontro. In fondo sono cinque donne alla ricerca della loro identità, un’identità definita da prototipi ma non da loro stesse, è una sorta di terapia di gruppo dove il terapista è Tabù: il gioco. Viene analizzata tra una risata è l’altra la società, una società patriarcale dove la donna ha poco spazio, una ludoteca, e dove le attrici sono l’emblema della donna moderna, una diversa dall’altra, ma con la stessa inequivocabile domanda “CHI SONO IO?”. La naturalezza con cui recitano le attrici è sorprendente liberando la comicità che diverte e coinvolge il pubblico. Queste artiste sono state bravissime nell’esprimere con brillante comicità, il piacere dello stare insieme, anche a costo di “sfottersi” l’una con l’altra. E’ una recitazione spontanea con brio e capacità comiche fuori dal comune ma anche di improvvisi silenzi, quando hanno il coraggio di dire verità anche dolorose. Il gioco del tabù significa anche che tra donne non vi possono essere tabù e che nella vita, oltre al gioco, ci sono il rispetto e l’autostima che ogni donna deve ricercare e impegnarsi ad attuare in modo tale che anche gli uomini possano partecipare al grande gioco della vita e non rimanerne ai margini.