Cinzia Salluzzo Rovisuto – Il Foyer

In scena al teatro Porta Portese dal 13 al 16 dicembre abbiamo “Tabù”, commedia brillante di Alessandro Bonanni per la regia di Giovanni de Anna, regista giovanissimo e talentuoso, e l’aiuto regia Claudia Maria Loiacono. Cinque sono le attrici protagoniste: Chiara David che interpreta Ginevra, Giulia Di Turi che interpreta Marilù, Lorenza Giacometti che interpreta Alice, Lorenza Sacchetto che interpreta Sofia e Noemi Sferlazza che interpreta Viola. 

Cinque ragazze, in occasione del compleanno di una loro amica Michela, si riuniscono in una ludoteca, sono diverse l’una dall’altra, rappresentando in toto la donna nella sua unicità. In questi personaggi più che normali (qualsiasi donna vi si può riconoscere), abbiamo Ginevra, l’avventuriera, Viola, la libertina, Sofia, la romantica, Alice, la lavoratrice con problemi sentimentali, e Marilù, l’amica leale. Cinque persone diverse con cinque storie diverse che usano come passatempo il gioco del Tabù e ad ogni incontro un tabù sulle loro vite viene svelato. Tutto si gioca sulla relazione che intercorre tra loro, opera teatrale al femminile dunque laddove anche le musiche dal vivo sono della cantautrice Serena Allegrucci.

Le cinque donne si incontrano spesso, riscoprendo nel rivedersi da grandi tutta la gioia e il divertimento, ma si liberano anche da tutte le difficoltà e dai dolori che accompagnano le loro vite, ed hanno una gran nostalgia di quando bambine si riunivano per giocare assieme. Nell’era di Whatsapp e messaggini, si riscopre il desiderio di una comunicazione più sincera. I messaggini non potranno mai sostituire il calore e la spontaneità di un gesto affettuoso o di un abbraccio, anche a costo di dire la verità, una verità che ferisce, ma che migliora i rapporti umani. 

Si tratta di una commedia brillante, però i momenti di profonda riflessione non mancano, come se lo spettacolo avesse due facce. Una è di natura comica dove le attrici sono bravissime, difatti c’è un grande affiatamento tra le ragazze come se si conoscessero da sempre. Poi l’altra del dramma esistenziale, il dramma esistenziale di queste donne che affrontano se stesse svelando i loro tabù. Il gioco è un escamotage per prendersi un po’ in giro, ma alla fine questi momenti di comicità nascondono le loro reali esistenze ed i loro mancati chiarimenti nel loro rapporto d’amicizia. Questo rapporto di amicizia dal passato superficiale si svela nella commedia “passo passo”, incontro dopo incontro. In fondo sono cinque donne alla ricerca della loro identità, un’identità definita da prototipi ma non da loro stesse, è una sorta di terapia di gruppo dove il terapista è Tabù: il gioco.  Viene analizzata tra una risata è l’altra la società, una società patriarcale dove la donna ha poco spazio, una ludoteca, e dove le attrici sono l’emblema della donna moderna, una diversa dall’altra, ma con la stessa inequivocabile domanda “CHI SONO IO?”. La naturalezza con cui recitano le attrici è sorprendente liberando la comicità che diverte e coinvolge il pubblico. Queste artiste sono state bravissime nell’esprimere con brillante comicità, il piacere dello stare insieme, anche a costo di “sfottersi” l’una con l’altra. E’ una recitazione spontanea con brio e capacità comiche fuori dal comune ma anche di improvvisi silenzi, quando hanno il coraggio di dire verità anche dolorose. Il gioco del tabù significa anche che tra donne non vi possono essere tabù e che nella vita, oltre al gioco, ci sono il rispetto e l’autostima che ogni donna deve ricercare e impegnarsi ad attuare in modo tale che anche gli uomini possano partecipare al grande gioco della vita e non rimanerne ai margini.

Emanuela Colatosti – Music.it

Tabù è più di una parola impronunciabile perché sacra. Il tabù è l’interdizione a ciò che è maggiormente desiderato. In occidente l’abbiamo sublimato in gioco da tavola. Su questa ambivalenza si costruisce l’idea tutta femminile partorita da cinque favolose donne. Ve le presento una a una: Lorenza Giacometti, Lorenza Sacchetto, Noemi Sferlazza, Chiara David e Giulia Di Turi. Vi starete chiedendo perché quest’improvvisa pignoleria coi nomi. Chi ha avuto la (s)fortuna di leggermi, sa bene che nelle recensioni cerco di capire perché vengano fatte certe scelte rappresentative. Questo procedimento prescinde e precede ogni considerazione sulla maturità attoriale di chi va in scena, che sottraggo dalla ribalta. Stavolta voglio lasciarle tutte in primo piano. Sebbene la penna autrice sia quella di Alessandro Bonanni, e persino la regia sia stata affidata a un uomo, Giovanni De Anna, non si può fare a meno di notare un’intenzione collettiva e corale tutta femminile.

“Tabù” è una commedia brillante e luminosa, in cui vengono abilmente intrecciati tipi caratteriali, con le loro forze e debolezze. Dietro al tipo c’è sempre in agguato il rischio del cliché. In “Tabù” i luoghi comuni non suscitano derisione, ma un sorriso dato dal riconoscersi a pieno nelle dinamiche sapientemente portate in scena dalle cinque attrici. La banalità del quotidiano è trasfigurata in una normalità eccezionale in cui tutte (oserei dire tutti) ci siamo rispecchiati, in cui tutti abbiamo riconosciuto una qualche persona importante della nostra vita. Dal palco di Teatro Porta Portese si crea tra il pubblico e le attrici un’empatia che fa traboccare cuori di serenità, da un lato, e che stimola tanta riflessione, dall’altro.

Il materiale umano che regala l’universo femminile è una vera e propria miniera in cui le attrici ci hanno condotto per farci scoprire le pareti piene di variopinte pietre preziose nascoste nel buio pesto. A partire dal confronto sincero, dal dialogo intimo – che secoli di antropologia culturale hanno individuato come carattere distintivo dell’amicalità rosa – “Tabù” emancipa la banalità dalla grettitudine. Sofia, Viola, Marilù, Alice e Ginevra prese singolarmente sarebbero detestabili. Sono pronta a scommetterlo. Insieme sono eroine invincibili. Badate bene, non perché abbiano avuto la disgrazia di sopravvivere a chissà quale tragedia inenarrabile, per la quale nessun essere umano ringrazia di essere straordinario. Le donne di “Tabù” sono tutte le altre, quelle normali.

La dimensione del quotidiano arriva agli occhi dello spettatore come una vera e propria meraviglia. E quanto c’è bisogno al giorno d’oggi di sentirsi eccezionali, anche negli eterni discorsi sempre uguali. Soprattutto nelle chiacchiere che si ripetono negli incontri con i proprio amici. Chi non ha un’amica che non riesce a vedersi bella anche con i kg di troppo inesistenti perché certo bullismo ha fatto troppo male? Chi non ha un’amica che cambia partner come fossero mutande, che ha meno difficoltà a spogliarsi che a mettersi a nudo? Chi non ha un’amica hippie che per sfuggire alle trappole della società occidentale intraprende continui viaggi culturali e mentali? Chi non ha un’amica disposta a sacrificare pezzi di se stessa per realizzare i suoi sogni? Chi non ha un’amica, indurita dalle avversità della vita, di cui ogni parola, nella totale sincerità, risulta per l’altro una violenza continua?

Non ho potuto fare a meno di notare un’altra profonda intenzione nella delineazione dei soggetti in “Tabù”. Alice, Viola, Ginevra, Sofia e Marilù sono amiche che sembrano non avere proprio niente in comune. Proprio per questo sono donne vere e piene. Accompagnarsi con l’identico, in fondo, è un’acuta forma di narcisismo, la superficie del timore di essere respinto da chi da sé è totalmente diverso. Tutte insieme, risultano essere il colorato effetto della diffusione di un fascio di luce. Quel fascio di luce che in modo così naturale illumina gli ambienti di vita risulta per miracolo composto di tante sfumature, alcune impercettibili all’occhio umano. Per onor di messa in scena, è stato ritenuto opportuno operare questa scissione in tipi. Una scelta che è risultata vincente.

La cura certosina nei dettagli scenici e nelle parole del testo ha trovato una perfetta corrispondenza nel rincorrersi così naturale delle chiacchiere, nel tendersi sentito dei corpi e, perché no, nel vibrare commosso delle voci nei momenti più alti della commedia. Compresa quella di Serena Mente, che ci ha introdotti e accompagnati con voce e chitarra nell’arco dell’intera performance. Al netto del fatto che gli stereotipi non mentono mai, “Tabù” svela l’autenticità del generalismo che abita in ognuno di noi. Ben lontani dalla mera riduzione al luogo comune, in “Tabù” si sviluppano personaggi veri e complessi. Ringrazio col cuore in mano il cast. E lo faccio in quanto donna. Non capita tutti i giorni di assistere a uno spettacolo che parla di donne e non uscire dal teatro gonfia di delusione.

(Eccezion fatta per l’indecenza di certo pubblico, che ha perso l’occasione per dimostrarsi educato e non disturbare le attrici, gli addetti ai lavori e i propri compagni di platea).

Luciano Lattanzi – Media & Sipario

La scena si apre su una colorata ludoteca romana dove, alla spicciolata, entrano le cinque protagoniste. Sono giovani, belle (anche se non tutte, guardandosi allo specchio, la pensano così) e sono all’incirca coetanee. La loro amicizia dura da 20 anni, da quando erano bambine. Marilù (Giulia Di Turi) ha con sé una torta mimosa, fatta dal suo pasticciere di fiducia (la mamma), per la quale ha “riciclato” delle candeline (alzi la mano chi non l’hai mai fatto una volta!), suscitando così le immediate rimostranze delle altre. La concentrazione del gruppo passa però immediatamente sui buonissimi saccottini e cornetti al cioccolato che vengono divorati rapidamente, sotto gli occhi “tristi” di Alice (Lorenza Giacometti), perennemente a dieta e con un’infanzia infelice, perché oggetto di continue battute sul nome (“di secco c’hai solo il nome”) e sulla pronunciata rotondità dei suoi fianchi. 

E’ evidente che le ragazze sono in attesa di qualcosa che deve ancora avvenire, per ingannare il tempo il dolce di compleanno viene spostato, così da far posto, sul piccolo tavolo della stanza, ad una partita di Taboo, come quando erano più piccole. Il funzionamento del gioco è relativamente semplice: si devono indovinare parole, estratte da un mazzo, senza usare quelle proibite indicate sulle carte, tutto questo con il tempo scandito da una piccola clessidra. Anche la composizione delle due squadre genera una leggera discussione, uguale a tante altre, in tutte le case, ogni qualvolta si procede ad una gara: De Coubertin, in questi casi, nessuno sa chi sia.

Mentre si gioca, Viola (Noemi Sferlazza) continua imperterrita ad utilizzare il telefonino, messaggiando i suoi numerosi fidanzati; Sofia (Lorenza Sacchetto) ha sempre sulla bocca il suo idolatrato Massimo, con il quale tra poco si sposerà; Ginevra (Chiara David) si lancia in dotte e non richieste eco-dichiarazioni, frutto di viaggi e del suo impegno ambientale. Del gruppo manca ancora una sesta amica, Michela, che avrebbe poi contribuito a bilanciare più correttamente le squadre in gioco. Ne attendiamo pazientemente l’ingresso al debutto dello spettacolo, avvenuto al Teatro Porta Portese di Roma, con un confortante e benaugurante sold-out e l’aggiunta in corso d’opera di un’ulteriore replica.

Il compleanno non viene festeggiato e la scena si evolve nei mesi, contrassegnati dal cambiamento di abiti delle ragazze che si coprono e si alleggeriscono, ma mantengono sempre altissima la concentrazione su quelle “parole” che non dovrebbero dirsi ma che, complice involontario il gioco, escono dalle labbra di una contro un’altra, causando momentanei e profondi litigi che durano veramente poco, cancellati dal vero affetto che le ragazze provano reciprocamente. Ogni partita diventa però l’occasione per confessare un “piccolo” segreto, per liberarsi di un malessere personale che solo un’amica sincera (in questo i maschi sono veramente svantaggiati!) può aiutare a superare o affrontare, quell’amica di cui basta cercare la mano per poter stare subito meglio, perché l’amicizia “tiene ancora più calda di un pullover di lana” (citazione). Passano le stagioni, il dolce è sempre presente nel suo contenitore salva-freschezza, Michela continua a non farsi vedere e le sessioni a Taboo si susseguono, movimentando anche le squadre.

A questo punto ci sembra più che doveroso invitare tutti a cercare “Tabù” (lo spettacolo teatrale, non il gioco) in una sala e godersi il piacere di una performance artistica veramente azzeccata. Nel racconto c’è tutto quello che si può chiedere ad una piacevole commedia: freschezza della scrittura, ottima messa in scena, grande bravura interpretativa, con una caratterizzazione dei personaggi che si attaglia perfettamente (un abito di ottima sartoria cucito su misura) alle corde recitative di ogni attrice, un contrappunto musicale originale eseguito dal vivo (sempre al femminile) da Serena Allegrucci, ma soprattutto una storia “piccola” (lo hanno detto loro!), ben calibrata e bilanciata, ma che di piccolo ha veramente poco, visto che porta alla mente dello spettatore ampi spunti riflessivi, praticamente impossibile non riuscire a farli propri e senza necessariamente essere nati dopo il 1990 o appartenere al genere femminile.

Il testo è nato sulle idee e le condivisioni dei pensieri delle attrici in scena (anche produttrici dello spettacolo), prima di essere passato ad Alessandro Bonanni, con il difficile compito di rendere i tanti “appunti” un testo organicamente  “teatralizzabile”. L’autore, proseguendo nella strada già tracciata da tanti altri eccellenti uomini – citiamo come esempio su tutti Woody Allen – è riuscito a mantenere in delicatezza temi che tanto leggeri poi non sono, mantenendo freschezza, credibilità e velocità. Identica attenzione anche da parte del regista, Giovanni De Anna, che ha accuratamente evitato (e per fortuna che c’è ancora chi lo fa!) di esacerbare i registri narrativi, non cercando la facilità (riso o pianto) del consenso immediato da parte del pubblico.

Nello spettacolo si ride e molto, ci si commuove e si partecipa alla spiegazione delle “parole proibite”, poi si esce dalla sala con la voglia immediata di considerare le cinque ragazze come membri della propria famiglia: sono figlie o nipoti (dipende dall’età dello spettatore) di tutti noi, in grado, anche con la loro acclarata bravura, di tenere saldissima l’empatia che si conquistano immediatamente, già nei primi minuti di racconto. Se l’unica parola che non si dovrebbe pronunciare è “applauso”, basta ascoltarne il rumore in sala per capire quanto Tabù ne meriti molti e prolungati nel tempo.

Flaminio Boni – Un posto in prima fila a teatro

Tabù è uno spettacolo delizioso, piacevole, dolce, ma anche leggermente amaro: soprattutto è uno spettacolo vero!

Alessandro Bonanni ha saputo scrivere un testo molto bello, caratterizzato da una scrittura scorrevole e leggera in cui gli eventi e le storie raccontate si susseguono con naturalezza, senza strappi, riuscendo a rappresentare la spontaneità nelle relazioni e l’imprevedibilità della vita.

Tabù racconta la vita comune, la storia di tutti i giorni con uno sguardo lucido, ma divertente, mettendo in luce il rapporto di amicizia di cinque ragazze, cinque amiche di vecchia data.

Ginevra, Viola, Marilù, Sofia e Alice si incontrano ad appuntamenti cadenzati in una ludoteca e ogni volta portano con loro una torta di compleanno, ma non festeggiano mai.

Nell’attesa che qualcosa avvenga, trascorrono il tempo nella ludoteca a giocare a Taboo: il gioco e l’antagonismo metteranno in luce gli aspetti diversi del carattere di ognuna e conosceremo le loro storie, indipendenti l’una dall’altra, ma che entrano in contatto in alcuni punti.

Cinque donne, cinque vite diverse, cinque personalità; un’amicizia di lunga durata durante la quale mai nessuna ha saputo dire ciò che pensa realmente delle altre. Il gioco farà uscire fuori i reali pensieri e l’amicizia, a quel punto, sarà messa alla prova.

Il titolo stesso dello spettacolo, Tabù, fa riferimento al gioco da tavola, ma anche, e più profondamente, a certe proibizioni culturali o sociali, a quel mondo di pensieri e parole che non si possono esprimere, ma che spesso sono frutto di una convenzione sociale.

Tabù racconta storie semplici con semplicità risultando molto realistico e conquistando proprio per questa sua naturalezza. Racconta una vita, anzi cinque vite, che possono essere quelle di ognuno; rappresenta pensieri e situazioni in cui è facile immedesimarsi. Con la stessa semplicità racconta momenti belli e brutti della vita, alternando grandi e ripetute risate a qualche spunto di riflessione.

Chiara David (Ginevra), Giulia Di Turi (Marilù), Lorenza Giacometti (Alice), Lorenza Sacchetto (Sofia) e Noemi Sferlazza (Viola) sono molto brave, belle, spigliate e spontanee; dimostrano grande coesione, disinvoltura e naturalezza interpretando con aderenza i propri personaggi.

La regia di Giovanni De Anna, assistito da Claudia Maria Loiacono, collega molto bene le azioni e contribuisce a rendere la rappresentazione realistica, dando il giusto risalto ai diversi momenti sia dal punto di vista temporale che emotivo.

Tabù gode, poi, della presenza di Serena Allegrucci, cantautrice che con la sua sensibilità esegue dal vivo le musiche dello spettacolo per il quale ha espressamente composto due temi.

Certamente sentiremo ancora parlare di queste attrici.

Lunga vita al loro Tabù e ai loro progetti futuri!

Sara Colangeli – Voglio torna’ bambina

Tabù è la storia di 5 ragazze. Cinque normalissime donne che si conoscono da una vita. La vita passata è quella in cui vestivi ancora maglioni della tuta di 8 taglie più grossi; è quella in cui giravi con Onyx, Fornarina e Phard; è quella in cui avevi piacere di sederti a un tavolino, con un gioco da tavola, con Tabù. Anni in cui non avevi trilli, cinguettii, whatsappate e notifiche a distrarti da quello che era il semplice stare insieme alle persone amate. Alle amiche. Da quello che una volta era il costruire un gruppo. E non parlo di quelli virtuali, diventati oggi un vomito continuo di problematiche o di parole insulse al solo scopo di apparire la più brava e la più perfetta.

Sofia, Viola, Marilù, Ginevra e Alice. Cinque anime completamente diverse che crescono insieme da anni e si ritrovano in questa ludoteca con il gioco di una vita: Tabù. Attraverso Tabù e le domande a trabocchetto, escono fuori le verità nascoste di ognuna di loro, vengono fuori quelle parole non dette che però in amicizia non andrebbero mai celate. Vengono fuori anche cinque personalità. Così abbiamo quella fissata con il fisico, perennemente a dieta perché ha i fianchi larghi, ma che poi cede alla tentazione del cornetto portato dalle amiche. Abbiamo la libertina che cambia un ragazzo a sera, “ma riuscirà mai a tenersene uno?” è il quesito che pongono le amiche e il pubblico. Abbiamo la fidanzatina impegnata a preparare il matrimonio, ma che deve smettere di essere succube del marito. Abbiamo la tipa sincera, che ti schiaffa la verità in faccia senza filtri e passa per stronza. Abbiamo la hippy che ha girato il mondo e fonde culture diverse nella sua città natia. Tutte ad aspettare la sesta amica: Michela.

Attraverso il gioco del Tabù vengono snocciolate le storie di queste cinque ragazze che battuta dopo battuta, tirano giù i muri di cinque personalità costruite, spogliandosi di tutte le sovrastrutture culturali che la società impone e parlano tra loro senza mezzi termini. Non esiste più il “eh certo potevi dirle che ha i fianchi grandi con un pochino più di delicatezza” perché l’amicizia non implica mezze misure: quando la realtà è amara, va detta, così com’è. Questo è il primo insegnamento di Tabù, il primo messaggio che arriva dritto come una spada.

Tabù è anche una commedia ricca di simboli. La ludoteca, la torta sempre presente ad ogni scena, un portabiglietti…. il tutto porta lo spettatore al secondo messaggio più importante: l’amicizia. L’amicizia intesa come unione nel bene e nel male, un fronte unico davanti alle difficoltà che può portare a un’amica in coma, o a viaggiare per scappare dai propri problemi. È attraverso un ritmo incalzante, battute esilaranti del linguaggio di ieri e di oggi, e una comicità prettamente romana che le cinque attrici tengono il palco in maniera egregia, con semplicità e maestria. La sensazione in platea è quella di guardare una fiction tv, con un meccanismo perfettamente oliato che fila liscio senza intoppi. I cambi di scena, i cambi d’abito, le pettinature, è tutto studiato in maniera tale da risaltare e aggiungere valore alla trama. È per mezzo dei cambi d’abito, per esempio, che capiamo che trascorrono diversi mesi in poco più di un’ora.

Tabù è un prodotto davvero ben riuscito. Lorenza Giacometti, Noemi Sferlazza, Lorenza Sacchetto, Chiara David e Giulia di Turi mettono insieme un gran mappazzone di idee vincenti e per niente banali. È poi la penna abile di Alessandro Bonanni che completa il tutto facendo un uscire un capolavoro che arriva dritto al cuore. Le vicende rocambolesche infatti si interrompono per lasciare un momento di dramma molto intenso, che colpisce in pieno petto e ai più coinvolti fa scendere anche qualche lacrima. Ma è giusto il tempo di un attimo, perché poi si torna a ridere per lo step finale. Il beato fra le donne è il regista Giovanni de Anna, unico maschio visto che anche l’aiuto regia è donna, parliamo di Claudia Maria Loiacono, un uomo che ha saputo gestire cinque forti personalità e tematiche da donna per niente banali.

Un valore aggiunto per Tabù arriva anche dal reparto musicale. In sala è presente Serena Allegrucci, songwriter, compositrice delle canzoni suonate dal vivo durante la rappresentazione, che danno ancora più potenza ed emozioni.  Serena ha fatto un lavoro di fino sia con la chitarra che con la voce, in maniera tale da adattarsi ai momenti di maggior intensità con presenza incalzante, regalando dolcezza e allegria nei momenti di stacco tra una scena e l’altra. Una bravissima cantautrice che si apprezza molto durante tutto il tempo.

Tre serate già sold out, una prima andata alla grande e l’aggiunta di una replica, prevista per la sera di domenica 16, sono i primi numeri di una commedia che merita un palco più grande. Che ha bisogno di una visibilità maggiore, perché il lavoro delle retrovie va premiato.

Tabù, perché scagli il primo Buzz…chi non ha mai detto Passo!

Andrea Cavazzini – Quarta parete

Cinque ragazze Cinque, molte idee interessanti, uno sceneggiatore molto attento alle sensibilità femminile ed un regista che conosce bene la materia sulla quale sta lavorando, ed ecco a voi Tabù, una commedia agrodolce, nata dall’idea di Giulia Di Turi, Lorenza Giacometti, Noemi Sferlazza, Lorenza Sacchetto e Chiara David, sviluppata da Alessandro Bonanni e diretta in modo sapiente da Giovanni De Anna, che rischia di diventare lo spettacolo cult per il prossimo anno.

Eh si le cinque ragazze cinque, alcune delle quali già si conoscevano , altre entrate in corsa, che grazie alla magia del teatro sono subito diventate un monolite dall’energia trascinante, portando con se una ventata di freschezza e leggerezza al Teatro Porta Portese di Roma.

Le “Tabù girls” sono davvero brave e il testo pesca con acume e intelligenza il vissuto nel quale ogni ragazza si può identificare affrontando con leggerezza anche temi che in realtà non lo sono.

C’e Alice “la secca”, incontinente verbale in perenne lotta contro le tentazioni per via della dieta, ma ai cornetti non si può dir di no, e poi Ginevra, la hippie ambientalista un po supponente, che si fa notare per l’agio atarassico nell’interagire a suon di citazioni ad effetto, la rossa Sofia presa dall’imminente matrimonio con il suo venerato ed infallibile Massimo e da un debole per i The Giornalisti, l’intemperante e compulsiva “whatsapper” Viola, continuamente alle prese con una pletora di spasimanti a suon di notifiche e la mora Maria Lucetta alias Marilù schietta, diretta e quindi “stronza”, ma in compenso i cornetti per le amiche ci sono sempre.

Ed eccole tutte cinque, forti della loro amicizia ventennale, ognuna con la propria identità e per questo complementari, tutte insieme si ritrovano in una ludoteca, per festeggiare il compleanno di Michela sempre evocata e mai presente in scena……

E il tempo passa, le stagioni pure e loro si ritrovano sempre in quella ludoteca ad aspettare Michela, tra una torta mai consumata, tra confronti, discussioni e verità scomode che fino a quel momento nessuna è riuscita a dire e dove la loro amicizia sarà messa a dura prova. E in tutto questo disvelare di personalità e sentimenti ecco far la sua comparsa Tabù il noto gioco da tavola che è molto più di un semplice gioco di parole proibite, è la voglia soprattutto di abbattere stereotipi e quei luoghi comuni che vengono trasmessi attraverso le convenzioni e, che diventa il filo conduttore di questa commedia spigliata, mai banale che meritatamente ha registrato sold-out per tutto il periodo di rappresentazione, costringendo la compagnia a fare gli straordinari.

Splendide le composizioni della cantautrice Serena Allegrucci(in arte Serena Mente) che ha realizzato appositamente i brani per lo spettacolo e che faranno parte integrante di un cd in uscita nella primavera del 2019.

Nota di merito anche per l’efficace marketing che il gruppo di lavoro ha saputo realizzare e che grazie a intuizioni semplici ma geniali, riuscendo a coinvolgere anche degli sponsor hanno saputo ben ovviare alla, scarsezza di fondi che costantemente affliggono le giovani compagnie talentuose e che meriterebbero sicuramente ben altri mezzi. L’auspicio è che il prossimo anno sia all’insegna di….Tabù.